Acqua ad Aprilia: Fatti e misfatti

Fatti e misfatti
Acqua ad Aprilia: una storia infinita di corsi e ricorsi

Nella operosa cittadina a sud del Lazio (Ato4) la privatizzazione dell’acqua e dei servizi idrici ha portato alla esasperazione la gente, ignara della tegola che le era caduta sulla testa: l’aumento delle bollette dal 50 fino al 330 per cento. La reazione è stata immediata: la costituzione di un comitato a tutela del bene più prezioso e la definizione, via, di una strategia per opporsi a questa forma di sciacallaggio. La battaglia, fra alti e bassi, è stata dura e non è ancora finita. Ma la morale di tutta la storia è che l’unità e la partecipazione sono armi più efficaci di qualsiasi intimidazione, da qualsiasi parte essa venga.

Era il 1 luglio 2004, come sempre la mattina tanti cittadini di Aprilia, aprivano il rubinetto per lavarsi e correre al lavoro. Era una giornata come tutte le altre, o almeno così sembrava. L’acqua era la stessa, fresca e bella. L’acqua che viene dai pozzi delle fonti del Carano che stanno poco lontano dal casale dove dimorò e visse il figlio di Giuseppe Garibaldi, Menotti Garibaldi.

Eppure qualcosa di molto importante era successo. Da quel giorno chi comandava e gestiva le nostre fonti ed i nostri rubinetti era la multinazionale Veolia; il comune non contava più nulla. L’acqua di Aprila, e di ben 38 comuni nell’ambito idrico della provincia di Latina veniva “comandata” da Parigi.

Tutto però scorreva liscio, nell’oblio dell’ignoranza, finché nel mese di dicembre un giovane di 23 anni, già impegnato in Attac, iniziò a sensibilizzare associazioni e comitati: la cessione del servizio idrico alla società Acqualatina S.p.A. (AQL è partecipata per il 51% dai 33 comuni della provincia di Latina e per il 49% dalla Veolia) si sarebbe risolta in un grave problema per la comunità. Ormai la frittata era fatta, ma ancora tutto sembrava calmo.

A febbraio 2005 l’allarme viene raccolto e un gruppo di cittadini costituisce il Comitato Cittadino Acqua Pubblica di Aprilia. Si avvia uno studio approfondito per capire come fosse avvenuta la cessione del servizio al gestore pressoché privato Acqualatina S.p.A. (AQL). A maggio 2005, quando iniziano ad arrivare le prime fatture dell’acqua “privatizzata” gli aumenti variano fra il 50% e il 330%. Si susseguono manifestazioni e dibattiti cittadini. Nel frattempo il comitato si è organizzato, ha studiato tutti i passaggi che hanno portato alla cessione della gestione del servizio e delle reti idriche alla nuova società. Si capisce subito che tanti passaggi di legge che dovevano coinvolgere la popolazione ed il consiglio comunale sono stati saltati. La società, che avrebbe dovuto far conoscere le nuove regole contrattuali (tali regole sono poi state dichiarate vessatorie dal Tribunale), ha preferito invece inviare semplicemente la bolletta con la richiesta di pagamento entro un mese.

I cittadini si organizzano. Si decide la strategia: le bollette saranno pagate, ma i bollettini di versamento saranno intestati all’ente comunale che fino al 2004 gestiva le reti e l’acqua. Aderiscono alla strategia di contestazione oltre 6500 famiglie. Naturalmente la società AQL reagisce e si rivolge alla magistratura. Da allora è un susseguirsi di cause nei tribunali amministrativi e civili il costo delle quali è sostenuto dagli stessi cittadini che si autotassano.

Un gruppo di consiglieri comunali nel febbraio 2006 riesce a far votare una delibera con la quale viene respinta e stigmatizzata la cessione del servizio al nuovo gestore. Altri comuni fanno la stessa cosa. I cittadini portano in causa la società su tanti aspetti dell’avvio di gestione. Il gestore capisce che se le cose continuano così, l’oro blu non rende più e l’affare non conviene. Cerca di fiaccare la “resistenza” chiudendo l’acqua a chi continua a pagarla al comune anziché al gestore S.p.A.. Le maniere diventano sempre più “convincenti”: per eseguire i distacchi le squadre degli operai della società si presentano scortate da vigilantes armati al seguito.

La popolazione è avvilita e stanca. Tuttavia non demorde. Le famiglie che Acqualatina S.p.A. continua a chiamare “morose” sono 6500. La società dovrà “catturarle” una per una, e non è facile. Intanto la politica degli interessi, ovvero i pubblici amministratori che con il privato si dividono le poltrone del Consiglio d’Amministrazione della società - un Cda che dal 2003 AL 2012, solo i remunerazione per i consiglieri, è costato circa + di 5 MILIONI di euro (CIRCA 2,7 MILIONI PER CONSIGLIERI PRIVATI + 2,4 MILIONI X CONSIGLIERI PUBBLICI) -, si organizza. Mentre i comuni ed i cittadini fanno i ricorsi in tribunale, l’entourage politico che “protegge” modifica il contratto di servizio, riducendoli via, gli obblighi che il privato si era impegnato a rispettare vincendo il bando di gara nel 2002. La gestione del servizio per la società è sempre più costosa. Il privato non intende rimetterci, e, visto che nel contratto aveva fatto inserire un articolo per cui i comuni devono assicurare il pareggio dei costi (sempre!!!), non si perde d’animo: dal 2004 al 2014 gli aumenti delle bollette saranno almeno del 5% ogni anno.

Però i soldi è adesso che mancano ed allora, invece di finanziare con il proprio capitale, la società decide che è meglio farseli prestare dai mercati finanziari internazionali. Meglio, mette su un mutuo con i prodotti derivati. Nel 2006 la Depfa Bank (letteralmente la banca dell’ipoteca) arriva in soccorso. Concede prima un prestito tampone di 35 milioni e poi un mutuo per 114,5 milioni. La Depfa Bank, tra l’altro ha portato al tracollo la banca tedesca Hypo Real Estate, che il governo tedesco deve salvare dal fallimento con 50 miliardi di euro di soldi pubblici.

A questo punto i mercati crollano e le cose si complicano. Siamo a dicembre 2008. La banca vuole maggiori garanzie e non concede tutto il prestito se i comuni non firmeranno un accordo che vincola ogni decisione sulle bollette e sul contratto di gestione al “preventivo consenso scritto” della banca stessa. Se c’è siccità poco importa. Se l’acqua scarseggia e i consumi diminuiscono poco importa. Se i costi per portare l’acqua nelle case saranno alti, non sarà possibile fare nuove né condotte né nuovi depuratori. Insomma, innanzi tutto c’è la garanzia che il prestito sia onorato, ogni 6 mesi, e poi viene tutto il resto, sete e igiene pubblica incluse. Una decisione che è stata presa ancora una volta contro la popolazione da chi nella amministrazione e in politica avrebbe dovuto tutelare i cittadini, e invece ha preferito andare a braccetto con Veolia.

Mentre arrivano valanghe di cartelle esattoriali, che prontamente vengono fermate in tribunale dai cittadini per violazione delle procedure di legge, arriva la decisione tanto attesa. Il Consiglio di Stato ribalta la situazione e spaglia le carte. L’alto tribunale da ragione ai cittadini, gli riconosce il potere di agire per difendersi da un contratto di gestione capestro e concede piena libertà al comune di Aprilia di non approvare la cessione del servizio idrico ad AQL. Il comune può iniziare il percorso per riprendersi la gestione dell’acqua. Il 21 aprile 2010 il consiglio comunale intima all’ATO4 ed alla società di riportare il contratto di gestione nelle regole di legge. La conferenza dei sindaci dell’ATO4 il 21 luglio rigetta la richiesta del comune. A partire da agosto quindi l’ente comunale può quindi avviare tutte le azioni giuridiche per riavere il possesso degli impianti e ripartire con la gestione comunale. Il nuovo sindaco eletto e sostenuto da una compagine di liste civiche, a questo punto e deve restituire dignità alla popolazione poiché questo è il mandato avuto dalla cittadinanza. Il NO Acqualatina della campagna elettorale deve tradursi in una nuova democrazia locale che deve vincere una sfida difficile quanto indispensabile affinché i cittadini contino davvero.. Abbiamo il dovere di dimostrare che la mondializzazione della finanza e dell’economia non possono far liquefare le comunità, perché si scrive acqua, ma si legge democrazia! Purtroppo il sindaco “caparbio e deciso” nel frattempo muore, ma la nuova amministrazione che segue le sue orme continua la battaglia con i cittadini.

Il ricorso per la riappropriazione degli impianti idrici presto sarà discusso davanti al TAR di Latina, ma nel frattempo i cittadini hanno vinto tutti i ricorsi ed hanno fatto annullare le cartelle esattoriali inviate da Acqualatina, poiché come deciso dall’alta Corte di cassazione, la società non può utilizzare questo metodo di riscossione forzata. La società non demorde e riparte con oltre 500 cause contro i cittadini che ritiene “morosi”, nonostante continuino a pagare al comune il servizio idrico. Neanche i cittadini demordono, e la battaglia legale è tutta da sviluppare. Per ora i cittadini hanno già vinto 130 ricorsi d’appello e persi solo 6!

L’ente comunale da parte sua sta facendo tutto il possibile e si sta battendo nei tribunali a difesa degli interessi della collettività finanche contro la nuova Autorità nazionale che vigila sulle gestioni idriche e che sta cercando di ripristinare la remunerazione del capitale per i gestori cancellata con i referendum popolari del 12 e 13 giugno 2011. Aprilia non molla, la popolazione neanche!

La situazione economica-finanziaria del gestore è ormai al collasso e difronte all’evidente fallimento della società la politica che finora ha aiutato il privato a sopravvivere, con la scusa strumentale di iniziare un percorso di ri-pubblicizzazione, si è offerta di comprare la parte privata della società! Un modo furbesco per lasciare i comuni con un enorme debito creato dalla gestione privata che adesso vuole scappare senza perdere soldi, la solita storia di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei guadagni! Ma questa finta ri- pubblicizzazione con il trucco molti sindaci non l’accettano e sono in rivolta, così come i cittadini. E chi sa che non sia la volta buona per vedere alleati cittadini ed amministratori contro l’arroganza dei privati e dei politici conniventi.

Una storia ancora tutta da scrivere.

Alberto de Monaco

Brevi cenni sull’autore: Alberto De Monaco, si è trasferito ad Aprilia nel ’91 per esigenza di famiglia e di lavoro. Aprilia non è la sua città d’origine, ma quando capisce il rischio che la comunità attraversa perché viene spossessata della gestione di un bene tanto importante, trascura i suoi interessi nel volontariato scolastico e nel teatro, e si mette giorno e notte a servizio della causa. Via, via crea con altri amici e con pensionati, che vogliono occuparsi della città, un comitato cittadini che avvia un percorso di studio di tutta la questione acqua. Dal 2005 ad oggi la sua esperienza sul campo lo porta in giro per l’Italia a raccontare le vicende di Aprilia e di una comunità che a deciso, dal basso, di reagire senza aspettare la manna dal cielo.