Fornire acqua potabile a Istanbul

La fornitura di acqua potabile di qualità e in quantità adeguate è un problema che le autorità competenti devono affrontare nelle città metropolitane il cui sviluppo raggiunge ormai i limiti della sostenibilità. Istanbul sta facendo i conti con questo problema per i suoi 10 milioni e oltre di abitanti, pur disponendo di 6 fonti di approvvigionamento.

Quasi tutta (97%) l’acqua potabile di Istanbul proviene da acque di superficie raccolte in serbatoi. La fonte più importante è il sistema Omerli-Darlik nel versante asiatico e il sistema Terkos-Alibeykoy su quello europeo. Entrambi sono composti da dighe, serbatoi, impianti di trattamento e condotte. La maggior parte dei serbatoi che riforniscono Istanbul sono situati all’interno dell’area metropolitana e sono esposti all’inquinamento proveniente da insediamenti privi di adeguati servizi igienico-sanitari.

La qualità dell’acqua è controllata in teoria dalle aree di conservazione che circondano i serbatoi: con limitazioni alle attività di costruzione e industriali applicate gradatamente in quattro zone concentriche, con vincoli sempre più stringenti quanto più le zone sono vicine ai serbatoi. L’applicazione di queste norme però, in presenza di una urbanizzazione rapida e spesso non pianificata, non è rigorosa. Nelle vicinanze dei serbatoi sono spuntati insediamenti abusivi, prodotti dalla speculazione fondiaria. Successivamente sono stati legalizzati di fatto, con i loro sindaci eletti a capo di amministrazioni municipali.

Il sistema idrico di Istanbul è attualmente gestito con metodi empirici dalla Istanbul Water and Sewage Authority (ISKI). Questi metodi “per tentativi”, basati sulle esperienze del passato, non possono risolvere i problemi operativi a lungo termine del sistema, come si è visto nei periodi di siccità degli ultimi due decenni quando gli abitanti hanno sofferto di grave scarsità d’acqua. Pianificare nuove risorse idriche non appena una crisi del genere si presenta è generalmente una decisione troppo costosa, non fattibile e prematura. La priorità va data all’ottimizzazione operativa del sistema nella situazione attuale. Una regolamentazione funzionale della sua struttura può aumentare notevolmente il rendimento del sistema di approvvigionamento idrico. Se ne può dedurre che la crisi non sarebbe così grave qualora il sistema idrico di Istanbul avesse un ottimo e dinamico sistema operativo.

Ma data la crescita della città, ulteriori risorse idriche seno comunque necessarie, Per questo si sta sviluppando il Sistema Melen per soddisfare la domanda idrica a lungo termine di Istanbul. La prima fase che fornisce 268 milioni di m³ è stata completata nel 2007, con finanziamenti giapponesi. Una seconda e terza fase dovrebbero fornire un totale di 1.180 miliardi di m³ complessivamente per soddisfare il fabbisogno idrico della città fino al 2040, raddoppiando la quantità d’acqua fornita alla città prima del Sistema Melen.

Benché i dati non riportino una chiara tendenza alla diminuzione delle precipitazioni, gli eventi estremi – in particolare la siccità – sembrano più pronunciati che nel passato. I 67 mm di precipitazioni nel 2006 sono stati il record più basso degli ultimi 50 anni, quando la media si aggirava sui 257 mm all’anno. Perdippiù nel 2007 e 2008 il livello dell’acqua nei serbatoi che servivano la città è precipitato al 25% della piena capacità. Ipotizzando un aumento del 2% della temperatura entro il 2030, ISKI ha calcolato che l’approvvigionamento idrico della città può diminuire fino al 14% nei prossimi due decenni per la maggiore evaporazione dai serbatoi.

Estratto da MappingTheCommons