Report della conferenza "Acqua pubblica" - 9 e 10 maggio 2015

Due giorni di discussione tra i comitati contro la privatizzazione dell’acqua di Albano, Amaseno, Aprilia, Arezzo, Padova, Pistoia, Prato, Rocca Priora, Umbria, Velletri, Valdarno sul referendum tradito, gestione pubblica e partecipata del servizio idrico, tariffe e obbedienza civile con l’autoriduzione dalla bolletta della quota di profitto abrogata con il referendum.

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Berliner Wassertisch: le fasi principali

Nel 1999 lo Stato federale di Berlino doveva far fronte problemi finanziari uguali a quelli di molte altre città e regioni d'Europa. Era indebitato per circa 34,8 miliardi di euro e l'Amministrazione della città non ha trovato altra soluzione al problema che quella di risparmiare denaro e privatizzare i servizi pubblici. A giustificazione di tale scelta politica è stato evocato il Trattato di Maastricht che impone bilanci "consolidati" agli stati membri della UE. Questa politica di privatizzazione, nota generalmente come PPP (partenariato pubblico-privato), è stata  imposta contro la volontà della popolazione. Tra il 1994 e il 2007 Berlino vende beni pubblici per circa 13,7 miliardi di euro e il suo debito ammonta oggi a 62 miliardi di euro. All'epoca la politica si basava sul dogma: "il privato funziona meglio del pubblico" e nessuna forza politica di sinistra ha dato voce alle aspirazioni dei cittadini.

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Entra in scena la democrazia diretta

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Risposta del movimento dell'acqua greco a Suez

Una risposta a Diane D’Arras
Vice Presidente Esecutivo Senior – Sezione Acqua Europa Occidentale - Suez Environnement

Cara Diane,

Innanzitutto, mi permetta di sottolineare che quanto segue si basa su quanto da Lei affermato e sulle sue risposte fatte nel corso della Sua recente Conferenza stampa a Salonicco, come riportate dalla stampa e dai media presenti

Nonostante la tradizione democratica del Suo paese natale e in forte contrasto con le Sue dichiarazioni quanto al fatto che Suez terrà in considerazione le opinioni e i sentimenti dei cittadini il fatto che nessun cittadino e soltanto alcuni fra i giornalisti coinvolti siano stati invitati non può che essere giudicato negativamente. Ciò contrasta anche con l’invito ufficiale, a nome di Suez, fatto ai membri eletti del Consiglio comunale a diventare membri del nuovo Consiglio di amministrazione della società. Qualcuno avrebbe potuto chiedere di chiarire quali diritti tale partecipazione implicherebbe a parte quelle di offrire un falso senso di trasparenza e partecipazione pubblica. Sfortunatamente, nessuna domanda di questo tipo è stata fatta dai giornalisti presenti, alcuni dei quali sono a libro paga del suo partner (HRADF) nell’offerta TAIPED per l’acquisizione del 51% delle quote EYATH, la società pubblica che gestisce i servizi idrici di Salonicco.

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Alcázar de San Juan continua a lottare per l’acqua pubblica

I vicini di Alcazar de San Juan si sono bloccati dentro il consiglio comunale durante 72 ore per esigere la convocazione di un referendum vincolante per la privatizzazione dell'acqua, una proposta sostenuta da 11.000 firme di una città di 32.000 abitanti. La risposta del consiglio comunale al clamore populare ha rifiutato la proposta ed ha assegnato provvisoriamente Aguas de Alcazar (il servizio comunale di acqua) a Aqualia, società appartenente al gruppo FCC (Fomento de Construcciones y Contratas) per 25 anni.

Nonostante la decisione del Consiglio, che ha dichiarato di essere a favore della privatizzazione a causa del voto decisivo del sindaco (il suo fu un voto decisivo fra 10 voti contrari e 10 a favore), la popolazione di Alcazar ha continuato a manifestarsi Venerdì pomeriggio. Più di 5.000 persone hanno attraversato le strade gridando "Sí possiamo", "Se anche tu fai la doccia, unisciti alla lotta", "L'acqua non è in vendita, l'acqua contrattacca" o "Ortega dimissioni". Hanno finito presso la sede di Aqualia con la lettura di una dichiarazione improvvisata in cui hanno detto che "la cosa più importante in questo processo non sono le risposte che riceviamo, ma le domande che chiediamo", spiegando che la mobilitazione continuerà.

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In Umbria centinaia di autoriduzione delle fatture !

Sono centinaia i cittadini umbri, utenti del servizio idrico, che autoriducono la fattura dell'acqua dell'odioso balzello della Remunerazione del Capitale Investito (RCI), il profitto dei gestori privati che veniva garantito dalla legge italiana e che è stato abrogato con i referendum. L'esito positivo del referendum di giugno 2011 ha fornito al Comitato Umbro Acqua Pubblica un arma in più per lottare contro la privatizzazione dell'acqua!

Il Comitato Umbro Acqua Pubblica è nato nel 2006, in appoggio al “Comitato Tutela Rio Fergia” di Boschetto, mobilitato contro la multinazionale Rocchetta Spa che imbottiglia l'acqua dell'Appennino Umbro, prosciugando nel tempo la nappa freatica lasciando a secco i torrenti della zona e mettendo a rischio anche gli acquedotti che riforniscono gran parte della regione. Da qui il passaggio alle mobilitazioni contro la privatizzazione del Servizio Idrico Integrato (SII), l'altra faccia della mercificazione dell'acqua, è stato quasi naturale.

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