Lettera aperta sulla Direttiva sull’Acqua Potabile e sul Diritto all’Acqua

Bruxelles, 28 maggio 2020

Agli : Eurodeputati del Parlamento della UE
e p.c. : alla Commissione e al Consiglio della UE

Come già fatto presente nei nostri precedenti comunicati, l’emergenza da pandemia Coronavirus ha reso manifesta l’urgenza di un sostanziale adeguamento della normativa europea sull’acqua, in primo luogo della Direttiva sull’Acqua Potabile (DWD - Drinking Water Directive) e della Direttiva Quadro sull’Acqua (WFD - Water Framework Directive).

Purtroppo sembra che le istituzioni della UE continuino a legiferare nel settore idrico senza tenere conto di quanto stiamo imparando dalla pandemia, dall’emergenza sociale e dal cambiamento climatico. Questa impressione negativa è confermata dall’ultima revisione della DWD che verrà sottoposta al voto finale del Parlamento della UE.

In particolare il testo in votazione è assolutamente insoddisfacente riguardo all’effettiva applicazione del Diritto Umano all’Acqua e ai Servizi Sanitari (HRWS - Human Right to Water and Sanitation) sancito dall’Assemblea Generale dell’ONU con la Risoluzione 64/292 del 28 luglio 2010.

Questa revisione non contiene alcun riferimento al citato HRWS dell’ONU. La richiesta di “garantire un accesso all’acqua universale ed economicamente sostenibile” quale diritto per tutti non viene più dichiarata e viene ridotta ad un generico scopo “di migliorare l’accesso all’acqua”. Chiaramente un concetto così vago è in pratica privo di qualunque efficacia. Perfino la positiva introduzione di clausole sulla definizione ed inclusione di gruppi vulnerabili e marginalizzati privi di accesso o con limitato accesso all’acqua viene completamente delegata agli Stati Membri in assenza di qualsiasi requisito minimo chiaramente stabilito, tanto da rendere incerta l’applicazione di questa disposizione e da comportare la mancata realizzazione di standard comuni atti a garantire tale Diritto Umano in tutta la UE. 

Analoghe considerazioni valgono per fontane e servizi igienici in aree pubbliche. Lo stesso dicasi per l’esigenza di promuovere l’acqua di rubinetto. Se le UE vuole veramente rendere efficace il Green Deal non può indugiare su aspetti chiave quali il contrasto al consumo di plastica.

Sono poi completamente assenti altre disposizioni chiave, essenziali per l’effettiva realizzazione dell’HRWS, quali l’obbligo a fornire un quantitativo minimo giornaliero di acqua secondo gli standard dell’OMS e dell’ONU, servizi di fornitura dell’acqua alla portata economica di tutti, la proibizione del taglio degli allacci idrici, l’esclusione delle forniture idriche e della gestione delle risorse idriche dalle liberalizzazioni e dai trattati sul commercio e gli investimenti. In tempi di corona-crisi, alcune di queste misure vengono prese da Stati Membri e la UE dovrebbe integrarle per sempre nella propria legislazione. 

In conclusione il testo della DWD sottoposto al voto del Parlamento UE ignora l’HRWS deliberato dall’ONU e le richieste della prima Iniziativa dei Cittadini Europei firmata da 1.884.790 cittadini europei e presentate al Parlamento e alla Commissione della UE. Va inoltre sottolineato che i soggetti coinvolti nell’ultima revisione di questa direttiva, ad es. nella Video Conferenza del gruppo di esperti sull’Acqua Potabile del 30 aprile u.s., stanno ignorando completamente l’attuale situazione di emergenza.

Tutto ciò è inaccettabile e pertanto il Parlamento della UE è chiamato a votare NO a questa revisione. Solo in questo modo possiamo avere una qualche possibilità di ripensare profondamente la normativa sull’acqua, in primo luogo la DWD e la WFD, al fine di rendere l’acqua e i servizi sanitari, finalmente, un bene comune.