Donna Vita Libertà

Il Movimento Europeo dell’Acqua al fianco delle donne e degli uomini che lottano in Siria, Iraq, Turchia, Iran contro la guerra e la repressione per un nuovo modello di società democratica

In questi ultimi mesi donne e uomini stanno resistendo all’aggressione del regime turco in Siria ed Iraq. L’esercito turco colpisce le infrastrutture civili quali centrali, magazzini dei cereali, ospedali e il sistema di distribuzione dell’acqua, portando a temere una seria crisi umanitaria nel corso del prossimo inverno.

Donne e uomini stanno inoltre resistendo alla repressione da parte del regime iraniano nei confronti delle donne, dei giovani e delle minoranze, tra cui quella curda. In special modo le donne sono alla guida di diverse proteste in Iran, nonostante i maggiori rischi e sofferenze a cui vanno incontro. Nel contempo persiste la segregazione idrica in diverse regioni dell’Iran, così come l’apartheid sull’acqua in Palestina.

Al grido di “Donna Vita Libertà” stanno lottando per un nuovo modello di società alternativo ai regimi autocratici e patriarcali in Siria, Iraq,Turchia, Iran.

A queste persone e comunità il Movimento Europeo per l’Acqua esprime la propria solidarietà e chiede che l’opinione pubblica si mobiliti e le istituzioni si adoperino con misure efficaci per l’immediata cessazione delle aggressioni militari e delle repressioni, per la liberazione delle persone detenute e per il riconoscimento delle istanze di libertà, giustizia ed inclusività sostenute dal confederalismo democratico e da chi manifesta in Iran, in Turchia e in tutto il Medio Oriente. Chiede infine la tutela per esuli e rifugiati all’estero e la garanzia di esclusione da qualsiasi rischio di estradizione. Al riguardo denuncia il vergognoso accordo che ha portato all’estradizione dalla Svezia alla Turchia del militante curdo Mahmut Tat.

Draghi svilisce il Parlamento:  decreto delegato riscrive il DDL Concorrenza e rilancia le privatizzazioni

Venerdì 16 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato, tra gli altri provvedimenti, anche il decreto legislativo di riordino dei servizi pubblici locali, discendente dalla legge delega sulla concorrenza approvata all’inizio dello scorso mese di agosto.

In primo luogo, va notato come il governo dimissionario Draghi norma una materia così importante e delicata una settimana prima del voto, che ci consegnerà un quadro politico comunque diverso dall’attuale. Siamo in presenza di un governo, a partire dal Presidente del Consiglio, che decide in modo autonomo e arbitrario quali sono gli atti di ordinaria amministrazione su cui intervenire. Viene a configurarsi una situazione per cui i poteri del Presidente del Consiglio vengono amplificati nei fatti, secondo una torsione di carattere autoritario che abbiamo visto all’opera anche nei mesi precedenti.

Ancor più gravi, però, sono i contenuti presenti nel decreto legislativo che abbiamo appreso dalla stampa. Se confermati, essi vanno ben al di là di quanto previsto dalla legge delega sulla concorrenza, in specifico l’art. 8 della stessa, frutto di una lunga discussione in Parlamento e nella società, e anzi lo contraddicono in modo pesante. Si configura chiaramente un “eccesso di delega” che non può in alcun modo essere accettato. Infatti, nel decreto legislativo, si esclude la possibilità per le aziende speciali di gestire i servizi a rete, cosa non presente nel testo della legge delega e mai comparsa nella discussione; si reintroduce il fatto che, nella relazione da approvare da parte degli Enti Locali che scelgono la soluzione dell’autoproduzione, vanno giustificate le ragioni del mancato ricorso al mercato, dizione espunta nel corso del dibattito parlamentare; si stabilisce che tale relazione debba essere inviata all’Osservatorio per i servizi pubblici locali, ripristinando per questa via una “supervisione” nazionale che era stata esclusa in corso d’opera nella discussione del Parlamento.

Ci troviamo di fronte ad un provvedimento che stravolge il mandato parlamentare e che non può che essere rigettato e modificato nel profondo: ciò deve essere prodotto dal prossimo governo e dalle Commissioni parlamentari competenti del futuro Parlamento. Da parte nostra, continueremo, così come abbiamo fatto nei mesi precedenti, la nostra iniziativa per sbarrare la strada a scelte che spingono verso la privatizzazione dei servizi pubblici locali e non rispettano l’esito dei referendum del 2011. 

Roma, 20 settembre 2022.

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua 

Stop al DDL Concorrenza – No alla privatizzazione dei servizi idrici

 

Lettera aperta dell’European Water Movement ai parlamentari italiani ed europei

Come Movimento Europeo dell’Acqua confermiamo il fermo impegno contro la privatizzazione e l’accaparramento delle risorse idriche.

A questo riguardo esprimiamo grande preoccupazione per la politica Europea a favore dei soggetti privati così come viene determinata nel programma Next Generation EU e nei relativi Recovery Plan nazionali. In particolare, condividendo le valutazioni e le iniziative del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, esprimiamo preoccupazione per l’Italia che con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e il connesso Disegno di Legge per la Concorrenza (DDL Concorrenza) sta predisponendo un contesto sbilanciato a favore della privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Riguardo al settore idrico il PNRR punta a realizzare una ristrutturazione fondata sull’allargamento verso Sud, ma non solo, del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che vengono identificate come gestori “efficienti” ma che in realtà risultano tali solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi finanziari.

Collegato al PNRR, il DDL Concorrenza ha la finalità esplicita di rimuovere gli ostacoli normativi ed amministrativi all’apertura dei mercati. In particolare con l’articolo 6 si punta al definitivo affidamento al mercato dei servizi essenziali rendendo residuale la loro gestione pubblica, per cui gli Enti Locali che opteranno per tale scelta dovranno letteralmente “giustificare” il mancato ricorso al mercato.

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Dichiarazione del Foro Alternativo Mondiale dell’Acqua a Dakar

L'acqua, patrimonio comune e diritto universale

Noi, rappresentanti dei movimenti contadini, donne, giovani, ONG, lavoratori e sindacati, comunità religiose e popoli indigeni di tutti i continenti, che lavoriamo collettivamente per difendere il diritto all'acqua e ai servizi igienici, ci siamo riuniti a Dakar dal 21al 26 marzo 2022 per Foro Alternativo Mondiale dell’Acqua (FAME). Il FAME ha riunito centinaia di partecipanti da tutti i continenti, che hanno partecipato a, conferenze, workshop, mostre, visite in loco, proiezioni di film documentari, ecc. Si è svolto in un contesto di stress idrico su scala planetaria, di crescente crisi climatica, di Pandemia di Covid e della globalizzazione economica neoliberista, dannosa per le comunità di tutto il mondo. Il tema di FAME era “l'accesso all'acqua e ai servizi igienici è una questione di salute pubblica e un barometro della democrazia”.

Le tante realtà presenti hanno apportato ricchi scambi durante il forum:

  • L'acqua dolce rappresenta solo il 2,8% delle risorse idriche ed è in diminuzione, solo l'1% è in forma liquida e viene così utilizzata: il 70% dall'agricoltura irrigua, in particolare l'agrobusiness che rappresenta solo il 18% dei terreni coltivati nel mondo a scapito di agricoltura contadina, il 20% dalle industrie e il 10% solo per i bisogni domestici.
  • La scarsità d'acqua colpisce quasi il 40% della popolazione mondiale; le acque sotterranee, che costituiscono il 99% dell'acqua dolce liquida sulla terra ed è in gran parte invisibile, si stanno rapidamente esaurendo portando a una siccità diffusa.
  • Tre persone su 10 non hanno accesso a servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza.
  • Il peso del lavoro dovuto alla mancanza di accesso all'acqua ricade sulle spalle di donne, ragazze e bambini, che trascorrono 200 milioni di ore a raccogliere quest'acqua, ipotecando sicuramente il loro futuro.
  • Più di due miliardi di persone non dispongono di strutture igienico-sanitarie di base come servizi igienici e latrine.
  • Più di 700 bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono ogni giorno per malattie diarroiche dovute al consumo di acqua non potabile o alla mancanza di igiene e servizi igienici.
  • Le inondazioni rappresentano il 70% delle cause di morte legate ai rischi naturali.
  • Gli organizzatori della giustizia idrica e altri difensori dei diritti umani subiscono continui attacchi da parte di stati e corporazioni e sono sempre più vittime di violenze e repressioni.

Considerata la gravità di questa situazione, proclamiamo:

  • L'acqua è la base della vita come la terra e l'aria. Sono il nostro patrimonio comune. I loro cicli naturali vitali devono essere rispettati per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi attraverso l'agroecologia.
  • Affinché le persone vivano dignitosamente e in buona salute, l'acqua deve essere gestita a tutti i livelli, in modo concertato, inclusivo, equo e partecipativo, rispettando i diritti delle comunità di base, dei popoli indigeni, degli equilibri ecologici, delle conoscenze indigene locali e tradizionali e valori endogeni e la loro libertà di far valere questi diritti liberi dalla repressione e dalla violenza.
  • L'acqua, in quanto risorsa vitale, non è né una merce da scambiare in borsa, né un bene da privatizzare a beneficio delle aziende ricche e multinazionali. La privatizzazione dei servizi idrici e la finanziarizzazione di questa risorsa arricchiscono le multinazionali a danno delle persone.
  • Tutte le persone, indipendentemente dalla capacità di pagamento e dal luogo di residenza, devono avere accesso garantito all'acqua e ai servizi igienici.
  • È urgente attuare in modo ottimale a tutti i livelli l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 che mira a garantire a tutti l'accesso a fonti di acqua potabile e servizi igienico-sanitari, ma anche a garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche entro il 2030.
  • E’ urgente applicare le risoluzioni adottate nel 2010 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio per i diritti umani.
  • Riconoscere che l'accesso all'acqua e ai servizi igienici è un diritto. Deve essere integrato nel diritto internazionale e nelle costituzioni di tutti i paesi, come già avviene in Uruguay, Venezuela, Bolivia, Burkina Faso e Senegal, la cui attuale costituzione recita: “le risorse naturali appartengono al popolo”.
  • Le disposizioni dell'articolo 21 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nelle aree rurali relative al diritto dei contadini all'acqua devono essere diffuse e applicate in tutti i paesi.
  • Gli stati-nazione devono garantire la piena attuazione senza riserve della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.

Il World Water Alternative Forum (FAME) chiede:

  • Una convergenza di iniziative e azioni per lottare per il rispetto dei diritti all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, alla terra e all'ambiente.
  • Una campagna internazionale per sensibilizzare, costruire le capacità delle comunità rurali, urbane, dei popoli indigeni e sostenere l'effettiva integrazione del diritto all'acqua e ai servizi igienici nelle costituzioni e nelle politiche pubbliche di tutti i paesi.
  • Riunioni più regolari della rete per lavorare verso questi obiettivi, per espandere la resistenza globale all'agenda idrica delle multinazionali e realizzare la giustizia idrica per tutti mentre in vista dell'Alternative World Water Forum 2024 a Bali, in Indonesia. Anche se, al di là di un Forum alternativo, siamo il People' s World Water Forum.
  • La creazione all'interno del sistema delle Nazioni Unite di un'Alta Autorità Indipendente per l'Acqua.
  • La creazione di una Conferenza indigena delle Nazioni Unite sull'acqua.

Dakar, 25 marzo 2022

Lettera agli eurodeputati relativi al MEP Water Group

A metà novembre un gruppo di Europarlamentari ha tentato di rilanciare un gruppo di pressione lobbistica all’interno del Parlamento Europeo, pretendendo di essere portavoce del tema dell’acqua. Tuttavia lo scopo dichiarato di questo gruppo di Europarlamentari ignora gli sforzi intrapresi in questi dieci anni dalla società civile europea per conseguire a livello europeo il diritto umano all’acqua.

Alcuni membri di questo Gruppo Europarlamentare sull’Acqua registrano un preoccupante atteggiamento nei confronti del diritto umano all’acqua e sembrano piuttosto preoccupati di non compromettere gli interessi delle lobby e dell’industria.

A questo riguardo come Movimento Europeo dell’Acqua abbiamo spedito a tutti i membri del Parlamento Europeo una lettera in cui fa chiarezza sul tema e richiede che l’Unione Europea riconosca l’acqua quale diritto umano, come richiesto anche dieci anni fa da quasi 2 milioni di cittadini in occasione della prima Iniziativa dei Cittadini Europei portata a compimento con successo. Abbiamo anche richiesto di esprimere da parte delle istituzioni una chiara posizione contro la quotazione in Borsa dell’Acqua, questo in linea con le preoccupazioni espresse al riguardo dal Relatore Speciale dell’ONU per i diritti umani.

Noi continueremo a richiedere, sulla base di quanto sancito dalla Carta di Napoli, il riconoscimento e l’attuazione del diritto umano all’acqua potabile ed ai servizi igienici, in quanto necessari alla vita. L’accesso all’acqua quale diritto umano universale andrebbe introdotto in tutte le costituzioni degli Stati Membri e nei principi ed atti fondamentali dell’Unione Europea; inoltre l’Acqua deve essere esclusa da tutti i trattati internazionali sul commercio, inclusi i trattati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, e dalle regole interne sul mercato dell’Unione Europea. Nulla di tutto ciò si trova nel Gruppo di Europarlamentari sull’Acqua.

Qui nel seguito il testo della lettera :

Egregi Europarlamentari

A nome del Movimento Europeo dell’Acqua desideriamo informarvi che l’iniziativa del MEP Water Group non riconosce come priorità l’acqua quale diritto umano, così come riconosciuto dall’ONU con la Risoluzione 64/292 adottata nel 2010.

Facciamo appello ai membri del MEP Water Group ed a tutti i membri dell’Europarlamento nella sua interezza a considerare, riconoscere ed attuare il diritto all’acqua, come richiesto da quasi 2 milioni di persone nel 2013 con l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). Vi rammentiamo i tre pilastri dell’ICE che non sono stati ancora attuati nella legislazione UE:

  • Acqua e servizi sanitari garantiti per tutti in Europa.
  • No alla liberalizzazione dei servizi idrici. Ciò implica anche l’esclusione dell’acqua dai trattati sul commercio e sugli investimenti.
  • Accesso universale (Globale) all’acqua e ai servizi sanitari

Desideriamo anche richiamare la vostra attenzione sulla necessità di considerare l’acqua come un bene pubblico, un diritto umano ed un bene comune, requisito questo che non è stato sostenuto nella dichiarazione di missione del MEP Water Group. Siamo convinti che sarebbe più appropriato adoprarsi per una dichiarazione contro la quotazione dell’acqua in Borsa. Al riguardo vi rammentiamo la grave preoccupazione espressa dal Relatore Speciale dell’ONU sul Diritto Umano all’Acqua e ai Servizi sanitari e dalla società civile europea, in contrasto con l’inaccettabile silenzio delle istituzioni della UE.

Saremmo lieti di poter constatare un auspicabile cambiamento su questo tema,

Distinti saluti